CULTUR@. The Future of Science
1 Ottobre 2008di Nicoletta Salata
Dal 24 al 27 settembre si è svolta a Venezia, presso la Fondazione Cini all’Isola di San Giorgio, la quarta conferenza mondiale The Future of Science il cui tema quest’anno è stato”Food and Water for life“.
La conferenza, organizzata da Fondazione Umberto Veronesi, Fondazione Giorgio Cini e Fondazione Silvio Tronchetti Provera, si proponeva di discutere le soluzioni che la scienza può offrire per risolvere i drammatici problemi dell’emergenza alimentare e della carenza d’acqua che affliggono il nostro pianeta.
Ed è con questo obiettivo che, a ritmo serrato ma esaustivo, attenendosi rigorosamente ai tempi stabiliti che comunque prevedevano e non hanno impedito anche domande dal pubblico, gli scienziati si sono confrontati presentando ciascuno il proprio intervento.
Una cinquantina di esperti di altissimo livello, provenienti da varie parti del mondo, riuniti in un unico progetto.
Il problema della fame nel mondo è associato alla conseguente malnutrizione e una dieta povera di vitamine essenziali e minerali è causa di morte e malattie. Già oggi 800 milioni di persone non hanno a disposizione cibo di qualità accettabile. Più di 160 milioni di bambini sotto i cinque anni di età soffrono di malnutrizione, e la dieta carente di vitamina A provoca cecità e morte in 40 milioni di lattanti e bambini piccoli. Considerando inoltre che attualmente la popolazione mondiale ammonta a ben oltre i 6 miliardi di persone, che entro il 2050 si prevede che raggiungerà gli 8-10 miliardi, che la crescita demografica interesserà soprattutto i paesi in via di sviluppo cioè quelli più poveri, e che le scorte degli alimenti base mantengono a stento il passo con i ritmi di crescita della popolazione, ne consegue che nei prossimi 10-40 anni queste riserve di cibo dovranno essere incrementate per soddisfare la nuova domanda.
Ma il rovescio della medaglia della denutrizione è l’obesità, altro tema di cui si è parlato alla conferenza. Se le persone denutrite sono 800 milioni, gli obesi (o sovrappeso) raggiungono il miliardo. Anche questi individui sono a rischio malattie (cardiovascolari causate soprattutto da diabete e ipertensione) e morte (aumento rischio tumori colon, rene, prostata, seno ecc…). Dilagante negli USA, dove un terzo della popolazione è obesa, il problema è ormai serio anche in Italia, Germania e Gran Bretagna.
Per quello che riguarda l’acqua è stato invece evidenziato che un miliardo di persone, distribuite in 28 paesi del mondo, vive oggi al disotto della soglia di 40 litri d’acqua. Quantitativo stimato dalla Commissione Mondiale per l’Acqua come fabbisogno quotidiano per bere, lavarsi, cucinare. Ma per esempio, mentre in Italia questo quantitativo viene consumato per una doccia e quattro sciacquoni, in Madagascar deve bastare per quattro giorni. Il consumo mondiale di acqua è decuplicato dagli inizi del Novecento e la disponibilità di acqua dolce sul pianeta non sta al passo di un incremento così vertiginoso. Il 10% del consumo di acqua utilizzata ogni giorno nel mondo è usata direttamente dalla popolazione, il 20% dall’industria e il 70% dall’agricoltura. Una tra le soluzioni per diminuire il consumo d’acqua è quella di incoraggiare i modelli di consumo alimentare a più basso uso d’acqua, considerando per esempio che per produrre un chilo di pane ci vogliono 1.500 litri di acqua e dieci volte tanto per un chilo di carne.
Poiché è la produzione agricola il peso maggiore nell’emergenza acqua nel mondo, al Dipartimento di Scienze Biomolecolari e Biotecnologie dell’Università Statale di Milano (Dott. Chiara Tonelli), nell’obiettivo di ottenere piante “water-saving” è stato modificato un gene che rende gli stomi (pori presenti sulla superficie delle foglie attraverso i quali la pianta assorbe CO2, espelle ossigeno ma anche il 90% dell’acqua assorbita attraverso le radici) un po’ più piccoli. In questo modo la pianta fa evaporare solo il 60% dell’acqua assorbita e trattenendone di più necessita del 30% in meno per crescere e produrre.
Non sono mancati interventi sul tema degli OGM, che costituiscono un alto potenziale per la risoluzione del problema, e sulle cui preoccupazioni europee si presume vi sia più incidente la paura dell’ignoto che fondati timori sulla sicurezza del cibo. Si è parlato anche di “bio-fortificazione” e del “golden-rice”, un riso che corregge la carenza di vitamina A che contraddistingue il riso comune, di cui si nutrono 400 milioni di persone dei paesi dell’India e del Sud/Est asiatico, con conseguenti carenze vitaminiche.
La tipologia e la qualità di cibo assunto può quindi interferire in negativo sulla vita dell’individuo ma anche apportare vantaggi o semplicemente prevenzione. Concetto quest’ultimo da sempre al centro del messaggio del Prof. Umberto Veronesi al quale proprio nei giorni scorsi è stato conferito il Premio Cavour 2008 per “aver dedicato tutta la sua vita a combattere una delle malattie più gravi del nostro tempo diventando punto di riferimento e di speranza per migliaia di persone”.
Il 30% dei casi di cancro è collegabile all’ alimentazione; riducendo per esempio il consumo di carne non si otterrebbero soltanto vantaggi per la propria salute ma anche, applicando queste più corrette abitudini su larga scala, un valido apporto alla diminuzione dei problemi relativi al consumo di acqua, che come si è visto è legato al mondo agricolo e dell’allevamento di bestiame.
“Ogni anno 150 milioni di tonnellate di cereali sono destinati agli animali da allevamento: in pratica quasi il 50% dei cereali e il 75% della soia raccolti nel mondo servono a nutrire gli animali di allevamento invece di sfamare persone. Per ottenere un chilo di carne bovina occorrono 15.000 litri di acqua, mentre per un chilo di cereali ne bastano poco più di cento. Ogni anno l’ America del Sud distrugge una parte della foresta amazzonica grande come l’ Austria per far posto ai pascoli e gli animali. E in futuro? Che succede se India e Cina assumono in massa le abitudini alimentari carnivore occidentali, come sembra? Oggi ci sono 3 miliardi di capi di bestiame destinati a sfamare un miliardo dei sei che popolano la Terra e che invece si nutrono principalmente di cereali: riso, frumento, mais, orzo. Se tutti si mettessero a mangiare carne avremmo più animali che uomini sulla Terra: un incubo che infrangerebbe tutti gli equilibri del pianeta. Per questo dobbiamo prendere atto che l’ evoluzione verso una dieta vegetariana è inevitabile”.
Inutile assicurare (personale testimonianza) che i lunch, allestiti tra l’altro nel bellissimo Refettorio Palladiano del Monastero Benedettino alla Fondazione Cini in cui campeggia la perfetta riproduzione dell’immensa tela “Le nozze di Cana” del Veronese (trafugata da Napoleone ed esposta al Louvre, e finalmente ricollocata sebbene in copia nel luogo d’origine, l’anno scorso), erano rigorosamente vegetariani!