VUOI UN MUTUO? PRIMA SOTTOSCRIVI LE MIE AZIONI!
8 Settembre 2017di Gianluigi De Marchi
Il fallimento delle banche venete ha portato alla ribalta una pratica seguita da molte banche nel corso degli ultimi anni: quella delle operazioni “baciate”, consistenti in erogazione di prestiti condizionate (in maniera più o meno esplicita) all’acquisto di azioni della banca stessa.
Nel lungo periodo della crisi finanziaria seguita al fallimento della Lehman, molte banche si sono trovate in crisi di liquidità che ha suggerito agli amministratori di sospendere nuovi prestiti e di sollecitare il rientro di altri finanziamenti già concessi.
Ciò ha creato non solo gravi problemi per tutto il sistema economico e produttivo, ma anche la paralisi del mercato delle abitazioni, legato strettamente alla possibilità di ottenere (in tutto o in parte) un mutuo da parte di una banca.
Per cercare di attenuare il problema, la trovata è stata quella di condizionare la concessione dei nuovi prestiti all’acquisto di azioni della banca, con motivazioni ai limiti del ridicolo: “A causa della crisi mondiale, abbiamo deciso di riservare i mutui in via prioritaria ai nostri soci, quindi se vuole evitare di “mettersi in coda” ed attendere magari mesi e mesi, le conviene comprare le azioni.”
Quasi tutti hanno abboccato, trovandosi così, nel giro di poco tempo, in possesso di pezzi di carta privi di valore.
I Tribunali di tutta Italia si stanno ingolfando per le denunce di clienti che, avendo capito di essere stati truffati, hanno avviato cause chiedendo di essere rimborsati per gli “investimenti baciati”.
Pensiamo al caso di Veneto Banca: un cliente che avesse chiesto un mutuo due anni fa dopo aver acquistato le azioni a 40 euro si troverebbe oggi con un capitale azzerato. La cosa grave è che in molti casi, per far passare l’operazione attraverso i rigidi filtri della normativa Consob, i funzionari aggiustavano il profilo Mifid del cliente, aumentando i livello di rischio “accettato” in modo da potergli vendere titoli non quotati ed illiquidi…
Chi si trovasse in queste condizioni farebbe bene ad avviare immediatamente una procedura di richiesta di rimborso danni, iniziando con un esposto ad uno degli “arbitri finanziari” (presso la Consob, presso l’ABI o le Camere di Commercio): l’esperienza di questi mesi dimostra che la procedura si conclude quasi sempre a favore del cliente, che così non è nemmeno obbligato ad iniziare una causa legale.