CULTUR@. 1958-2008. Cinquant’anni di Bossa Nova (alla faccia del Ministro Gelmini!)
23 Agosto 2008di Nicoletta Salata
Quest’estate in molte località del nostro bel paese, assai canterino e comprensibilmente più musicofilo che melomane (adesso poi che la neo ministra Gelmini intende ridurre il numero dei Conservatori!), nell’euforia del divertimento è stato celebrato anche il 50° compleanno della Bossa Nova.
Da Cortina a Marsala, passando per Milano, San Gimignano, Roma ecc.., facendosi largo tra concerti jazz, pop e classici, tra quadriglia, tarantella e pizzica, questo genere ha ricevuto un po’ ovunque degno tributo, grazie anche alla straordinaria partecipazione di interpreti come Milton Nascimento (definito da Sting “il più grande vocalist del mondo” e da Elis Regina “se Dio potesse cantare avrebbe la sua voce”), Caetano Veloso, Toquinho che si sono esibiti nell’ambito dei festival e delle rassegne dedicate all’evento.
Correva l’anno 1958 quando da una fusione tra ritmi rielaborati samba e jazz e dall’incontro tra musica di Antonio Carlos Jobim, poesia di Vinicius de Moraes, chitarra di João Gilberto, viene posata ufficialmente la prima pietra di una nuova melodia (da qualche anno già messa in cantiere tra Copacabana e Ipanema). Scompaiono le percussioni, il ritmo rallenta, le parole (temi leggeri e disimpegnati che raccontano la vita carioca a Rio de Janeiro) sono sussurrate e l’interpretazione, caratterizzata da ternura (tenerezza) e saudade (malinconia e nostalgia) diviene particolarmente intimista.
Il momento coincide con l’uscita del disco Canção do amor demais, ad opera dei tre sopra citati, di cui il brano Chega de saudade interpretato dalla famosa cantante di samba Elizete Cardoso e suonato da Gilberto con la tecnica della “batida” (la mano destra non arpeggia ma muove il pollice sui bassi mentre le altre dita pizzicano le altre corde) viene considerato all’unanimità il primo esempio di stile Bossa Nova (nuova onda).
Il successo è clamoroso e dagli anni ’60 la nuova musica comincia a conquistare gli Stati Uniti
“Quando sono andato in Brasile ho conosciuto meglio la Bossa Nova, sono rimasto sconvolto e affascinato da una musica sottile che diceva le cose senza gridare… mi è piaciuta perché era una musica molto adatta alla chitarra e ho percepito immediatamente l’ affinità con il jazz, ambedue i generi avevano maniere africane e forme melodiche europee…”.
Al rientro nel suo paese il chitarrista Charlie Byrd che così si esprimeva fortemente colpito dalla nuova musica brasiliana, convince il sassofonista Stan Getz a registrare le composizioni di Jobim e João Gilberto. Nasce Jazz/Samba che in poco tempo diventa il disco più venduto nella storia del jazz negli Stati Uniti. Il successo dell’album apre ai bossa novisti le porte del mercato musicale americano.
Nel 1962 Gilberto, Jobim, Roberto Menescal, Sergio Mendes (una curiosità: nell’album Safari di Jovanotti, di cui nel blog si è parlato, il brano Punto è arrangiato da Mendes) ed altri rappresentanti della Bossa Nova brasiliana si esibiscono in concerto alla Carnegie Hall di New York: è la consacrazione del nuovo stile musicale. Molti di questi musicisti brasiliani rimangono negli Stati Uniti, con contratti delle più note case discografiche americane.
L’anno successivo Gilberto (con la partecipazione della moglie Astrud e Tom Jobim) registra con Stan Getz l’album Getz/Gilberto; questo disco riceve 7 nomination per il Grammy e vince 4 statuette: miglior album dell’anno, canzone dell’ anno (Garota de Ipanema), migliore performance per Stan Getz e la migliore produzione di suono. Astrud e Tom indicati come rivelazioni perdono invece la statuetta che viene vinta dai Beatles e João Gilberto indicato come migliore cantante la perde a favore di Luis Amstrong.
Nel 1966 Frank Sinatra registra un disco solo con composizioni di Tom Jobim; ormai la Bossa Nova ha conquistato il mondo.
E giusto a proposito di “The Voice”, tra le centinaia di versioni incise di “The girl from Ipanema” riascoltiamo, con quel pizzico di ternura e saudade che inevitabilmente pervade, la sua interpretazione, qui accompagnato da Jobim (1967).
Se in qualcuno si è ora insinuata la subdola venatura dell’irresistibile e fascinosa malinconia (nonostante i due compianti big sdrammatizzino con compiaciuta e reciproca leggerezza) posso osare l’irreparabile suggerendo l’ascolto del cd registrato a Tokio nell’agosto 2001 “Morelenbaum² /Sakamoto:Casa”. Collage di brani di Jobim cantati angelicamente da Paula M., suonati dolcemente al violoncello da Jaques M., e straordinariamente accompagnati al pianoforte dall’eclettico musicista nipponico a sua volta certamente rimasto incantato dalle suadenti note.
Attenzione però, è davvero molto tosto. È consigliabile, a seguire, una dose massiccia di samba e rock & roll!