Il Cavaliere in bilico, il Senatur alla finestra. Tutti gli altri annaspano allegramente sul bagnasciuga, buon ferragosto
6 Agosto 2010Povero Silvio, licenziando Fini in malo modo si aspettava che lo seguissero solo quattro gatti, e invece…
I “traditori” sono ben più numerosi, il voto sulla mozione di sfiducia a Caliendo ne ha sancito la consistenza. Si fa un gran parlare di cosa accadrà dopo ferragosto, e finalmente abbiamo un bel tormentone estivo del quale discutere sotto l’ombrellone: quando si andrà a votare di nuovo per le politiche?
Mi sembra proprio che PD, UDC e la nuova formazione finiana non abbiano alcuna intenzione di andare rapidamente alle urne. Bersani continua ad invocare un governo di unità nazionale che probabilmente non si farà mai, sta diventando patetico quasi quanto Berlusconi che assicura la vittoria sul cancro entro tre anni. Casini ci starebbe anche a partecipare ad un governo trasversale, rivendicando di essere stato il primo a perseguire questa soluzione. I finiani invece, a parole, assicurano fedeltà all’attuale esecutivo, nonostante il Tg1 che li collochi all’opposizione. Antonio Di Pietro dice “meglio andare a votare“, probabilmente ha fiutato nell’aria che il governissimo non ha particolari chances di vedere la luce.
In realtà, secondo me, il PD rifugge l’idea di elezioni anticipate per evitare l’ennesima sconfitta. Non ha incisività nella vita politica, non è affatto quella realtà innovativa che prometteva di diventare. Non sta proponendo nulla di nuovo, ha un’immagine degradata dalla continua lotta per il potere al suo interno ed infine: quale candidato premier potrebbe proporre? Ma ce lo vedete in quella veste che so, lo stesso Bersani? Sembra impotente ad organizzare il suo stesso partito, tanto da farlo apparire una formazione politica sempre uguale a se stessa, inesorabile nel suo lento rotolare lungo la china della pochezza. Figuriamoci averlo come candidato premier a guidare il destino del Paese. UDC e finiani invece debbono mettere il più possibile a reddito la loro posizione: è come se avessero una pistola puntata alla tempia del governo, però con un solo colpo a disposizione. Debbono capitalizzare quanto è possibile in visibilità, prima di essere pronti ad un nuovo confronto elettorale. Di Pietro non lo dice in giro, ma con il ricorso alle urne credo possa temere di perdere consensi a favore dei finiani. In fondo lui non è mai stato un uomo di sinistra, come parte del suo elettorato. Gli squilli di tromba legalitari che provengono dai dissidenti finiani del PdL potrebbero nuocergli non poco.
Da gran combattente, Berlusconi non si fa grandi illusioni sulla durata del suo esecutivo e si prepara per la battaglia. Chiama a raccolta il PdL, affinché sia capillarmente presente sul territorio magnificando l’operato del suo governo. Sul fronte interno prepara il momento della verità per settembre, preannunciando un programma in quattro punti (Giustizia, fisco, federalismo e Mezzoggiorno) sui quali chiedere la fiducia. Molti giornali online parlano già di apertura verso i finiani, a me sembra invece che abbia fretta di sgombrare il campo dalle ambiguità: o siete con me o fuori dalle balle e si va a votare. Silvio non si smentisce, quando c’è da scontrarsi e combattere per i suoi avversari sono sempre stati dolori.
Il Senatur al momento è il più sicuro delle proprie carte, non ha dubbi sul fatto che lui e Berlusconi insieme spazzeranno via tutti gli altri. Ieri aveva messo in forse l’alleanza con il Pdl, rispondendo un ambiguo “vedremo” a chi gli chiedeva se alle elezioni sarebbe andato ancora con l’alleato Silvio. Prontissima è arrivata la smentita, ma il segnale ormai era partito: o si pone il federalismo come questione prioritaria di qualsiasi governo al quale parteciperà la Lega Nord, oppure non c’è trippa per gatti.
Numeri alla mano, la Lega e Berlusconi possono stroncare sul nascere qualsiasi accozzaglia di partiti poco affini tra loro, messa insieme per un governo alternativo. Quando si tornerà a votare, è altamente probabile che l’attuale maggioranza vinca di nuovo. Non è possibile quantificare in quale misura i pezzi persi dal PdL indeboliranno la forza di Berlusconi. Comunque vada a finire, Silvio si ritroverà definitivamente nelle mani di Bossi, il quale gli concederà legge sulle intercettazioni, processi brevi e riforme della giustizia in cambio dell’avvio della secessione del Nord.
Fantascienza? Mi auguro proprio di si.
(Sergio Fornasini per dituttounblog.com)
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