Jovanotti: non sei solo
7 Agosto 2008di Nicoletta Salata
Questa è una scherzosa e sperimentale dimostrazione di come due canzoni, diverse per stile ed interpreti, possano combinarsi concatenandosi:
Ma a proposito del presunto plagio da parte di Jovanotti che con la sua canzone “A te” avrebbe scopiazzato Alejandro Sanz, vorrei esprimere il mio pensiero.
Certo non sono, né lo sono mai stata, una fan di Jovanotti, ma il Cd Safari l’ho comperato subito perché le due canzoni A te e Fango (che ha vinto tra l’altro il premio Mogol per il miglior testo ed è stata anche interpretata insieme a Ben Harper in una versione altrettanto convincente) mi sono piaciute immediatamente. E anche altre poi scoperte ascoltando il Cd (per es. Come musica e Antidolorificomagnifico, ingegnosa costruzione di parole a descrivere impensabili ingredienti!)
Frasi come “io lo so che non sono solo anche quando sono solo, e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango” e “ l’unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente” se da un lato sono semplici e scontati concetti niente di nuovo e niente di che, accompagnati da una musica lineare tipicamente costante e ripetitiva, parlati più che cantati alla maniera di Jovanotti, palesati tra l’altro in un video tutto natura e raccoglimento sullo sfondo della imponente cascata di Iguazu, con lui che nel momento clou di questa sorta di preghiera al mondo e alla natura leva il braccio e lo sguardo verso il cielo, acquisiscono la capacità di farsi notare, ascoltare, canticchiare. E anche riflettere. Rappresentano, certo non per tutti ma comunque per molti, uno di quei numerosi spunti che ci vengono dati per posare lo sguardo, ed il pensiero, un poco altrove.
Perché la musica è relax, evasione, ispirazione, coinvolgimento, slancio e fonte di energia, nonché invito a pensare.
La musica è anche consolazione. E la frase di A te “a te che io ti ho vista piangere nella mia mano, fragile che potevo ucciderti stringendoti un po’, e poi ti ho vista con la forza di un aeroplano prendere in mano la tua vita e trascinarla in salvo” per una come me che l’ha scampata bella, diventa perfino condivisione e conforto.
“C’è musica nell’aria. C’è musica nelle persone. C’è musica nel cielo, nello spazio infinito. C’è musica perfino sotto un tombino o in un bidone della pattumiera. La musica è sempre attorno a noi. Basta ascoltare”. È quanto afferma August Rush, il ragazzino permeato di una inspiegabile melodia nel delicato film “La musica nel cuore” il cui filo conduttore dell’intera vicenda è la musica, intesa come collante universale.
Detto questo aggiungo solo che anche il maestro Morricone ha dichiarato che “le combinazioni armoniche sono ormai esaurite”, ma vorrei pregare Jovanotti di lasciar da parte Johann Sebastian Bach il quale con tutto il rispetto per Lorenzo che qui ho dichiarato, credo abbia in comune con lui solo l’iniziale del primo nome (che nel suo caso poi è un soprannome)!
È forse in questo preludio (Suite n.1) interpretato dal magnifico violoncellista Yo Yo Ma che si cela il giro armonico cui egli allude? A me, sinceramente, sembra tutta un’altra musica!