Chi la bella? E chi la “bestia”?
22 Luglio 2008Prima Dopo
Inizia con questo articolo la collaborazione di Nicoletta Salata, autrice del racconto “Mio caro Travaglio… chi la fa l’aspetti”. E nasce una nuova categoria di articoli, CULTUR@. Benvenuta tra noi!
di Nicoletta Salata
La coreografia non è quella di Fokine, la musica non è di Saint-Saëns, la scenografia non è allestita al Mariinsky e l’interprete non è l’eterea e leggiadra Pavlova; non stiamo per assistere alla struggente “Morte del Cigno” ma ad una simile e breve agonia.
Ad entrare in scena all’improvviso è infatti un bellissimo, robusto e possente esemplare di cervo di circa cento chili, costretto, suo malgrado, ad interpretare maestoso se stesso. Scende dal bosco e raggiunge il palcoscenico in cui si consumerà il suo ultimo spettacolo, ovvero il centro storico di Bolzano (e non certo per fare shopping) in cui turisti giustamente spaventati, decisamente atterriti, forse si chiedono se sia stato indetto a sorpresa, da un’efficiente e fantasioso Ufficio Promozione Eventi, l’avvio ad una corsa rincorsa simile a quella dei tori di Pamplona. La musica è costituita dal tranquillo vociferare dei passanti della zona pedonale che si trasforma in grida di stupore, sgomento e poi terrore (tre movimenti, come in un classico concerto di Vivaldi) all’apparizione dell’alieno. La coreografia è casuale ed improvvisata, ispirata dallo spaesamento dell’animale certamente impaurito. Tanto quanto i suoi non calcolabili casuali bersagli (persone e cose). La paura pertanto lo induce ad esibirsi con movenze furiose e davvero poco aggraziate.
Atto I
L’animale corre, scappa, si dimena, si divincola impazzito per sfuggire d’istinto al pericolo, ignaro che ogni passo guadagnato verso la via di fuga lo avvicina invece sempre di più alla sua trappola mortale. Salta, sbatte, urta, ferisce lievemente alcuni passanti, si schianta contro una vetrina e sanguina. I suoi movimenti sono ritmati, incalzanti, frenetici e sempre più incontrollabili. Chissà, potrebbe essere che forse, probabilmente, lievemente, inspiegabilmente, stia soffrendo…?
Intervallo
In questi minuti c’è tutto il tempo per alcune riflessioni. Ma come c’è arrivato fin qui questo cervo; perché allontanarsi dai boschi incontaminati, sicuro rifugio per la specie, ed introdursi in un territorio inadeguato ed ostile? Si ipotizza possa essere stata la paura per un forte e minaccioso temporale abbattutosi la notte precedente unitamente alla probabile ferita ad un occhio causatagli da un bracconiere. Ma chiunque venga prelevato e sia deposto, o si disperda e si ritrovi in un habitat
estraneo ed ostile, non riconoscibile, privato di quella familiarità e di quei riferimenti che rassicurano e guidano, viene assalito da un sentimento di disadattamento, sia uomini che animali. Nella cosiddetta cattività, che è perdita di libertà, prigionia, si possono scatenare irrefrenabili reazioni violente.
Ed ecco che in preda al panico ci si può spingere verso il precipizio cercando illusoriamente la salvezza. Vengono in mente i trofei di caccia, lugubri e raccapriccianti esposizioni di una violenza generata da una presuntuosa e irragionevole passione, che diventano così le più frequenti e probabili occasioni per avvicinare questi animali, non liberi e vitali, ma appesi e inanimati. E pensare che il cervo, i cui palchi (le corna) erano intesi come raggi del sole, è simbolo di agilità, mansuetudine e timidezza. Consacrato ad Artemide dai greci e a Diana dai romani in quanto rappresentativo di fertilità e coraggio del guerriero. Impersonificazione dell’amicizia e dell’amore incondizionato per gli indiani. Creato per fornire sostentamento all’umanità secondo la credenza della popolazione indigena nipponica degli Ainu. Protagonista di una intensa ed emblematica canzone di Branduardi intitolata “Il dono del cervo” in cui (vale la pena citare) l’animale dice al cacciatore, suo imminente carnefice: “Piango il mio destino, io presto morirò ed in dono allora a te io offrirò queste ampie corna, mio buon signore, dalle mie orecchie tu potrai bere, un chiaro specchio sarà per te il mio occhio, con il mio pelo pennelli ti farai; e se la mia carne cibo ti sarà la mia pelle ti riscalderà e sarà il mio fegato che coraggio ti darà. E così sarà mio buon signore che il corpo del tuo vecchio servo sette volte darà frutto, sette volte fiorirà”.
Atto II
La spasmodica corsa, che alterna salti ad urti, si conclude all’interno di un garage, in cui probabilmente l’animale cade a terra stremato ma certamente ancora vivo, dopo essere addirittura rotolato giù da una scala. Chissà se in questo momento drammatico e decisivo della sua vita sta intonando le parole sopra citate che promettono utili e generosi doni al suo probabile assassino, o si illude che qualcosa o qualcuno possa ancora pietosamente salvarlo.
Finale
La “bestia”, come è stata definita da un quotidiano (sito:Corriere della Sera-cronache), ora in trappola in quel parcheggio, ferita e stremata, non viene sedata somministrandole l’anestetico (ci vogliono almeno dieci minuti perché faccia effetto-sostiene G. Carmignola dell’ufficio Caccia & Pesca di Bolzano) bensì catturata dai vigili del fuoco e abbattuta con tre colpi di fucile, secondo lo spregevole stile di una vera e barbara esecuzione da parte della “bella”… figura di un guardiacaccia.
Alla fine di questa “danza macabra” molti ora si chiedono: nel gioco delle parti chi ha incarnato la bella e chi la bestia?
Un conto è leggerla, questa notizia, un conto è averla vista, questa scelleratezza, sul TG1 h.20.00 del 21/07/08.
Per fortuna che, forse, Codacons e Enpa protestano e intendono approfondire.
Gli spari echeggiano ancora nel mio pietoso silenzio, che ho voluto rompere con queste poche ma spero rumorose e altrettanto rimbombanti parole.
4 commenti presenti
L’articolo mi sembra molto bello e rende un poco di pietosa giustizia al povero cervo, notizia fra l’altro trattata malissimo da giornali e tv: ancora ieri sera al TG2 delle 20:30 hanno detto che il povero animale era stato narcotizzato, specificando bene che c’è voluto qualche minuto affinché l’anestetico facesse effetto (e li pagano anche per fare i giornalisti del servizio pubblico). Poi hanno detto che durante l’inseguimento il cervo è rimasto ferito ad un occhio, altre fonti dicono che sia arrivato già ferito in centro ed ipotizzano che tutto sia stato causato da un bracconiere che lo ha colpito, mettendolo in fuga.
Scritto da Sergio Fornasini il 22 Lug 2008
certo, cosa c’era da aspettarsi da quelli dell’ufficio Caccia & Pesca, quelli sparano solo per uccidere razza d’idioti.
Scritto da marco il 22 Lug 2008
Bello. Bellissimo. Struggente.
L’unica cosa che colgo di lugubre e raccapricciante in questo pezzo è l’ignoranza di chi scrive queste parole.
La montagna. Questa sconosciuta.
Saluti
Scritto da DeanKeaton il 22 Lug 2008
Dean, vecchio lupo di montagna, la simpatia del suo commento è impagabile, complimenti vivissimi
Scritto da Sergio Fornasini il 23 Lug 2008