Politiche 2013: sconsigli per il voto
23 Febbraio 2013Facciamoci coraggio, questa schifezza di campagna elettorale è finita.
Nella speranza che venga rispettato il silenzio imposto dalla legge, ipotizzabile come abbastanza rumoroso dato il clima piuttosto effervescente, vorrei condividere con i lettori del blog alcune riflessioni. Partiamo con una panoramica delle principali coalizioni in campo, procedendo più o meno da destra a sinistra.
PDL-Lega e molti altri:
La prima sensazione che mi viene sul rinnovato asse Berlusconi-Lega è un moto di nausea misto ad ironia. Come Elizabeth Taylor e Richard Burton, gli eterni innamorati dell’ultimo ventennio politico italiano non sanno restare separati. Già nel ’94 se ne son dette di tutti i colori, del tipo non siederò più allo stesso tavolo con Bossi, Silvio è un mafioso e così via. Qualche mese fa Maroni sembrava orientato a seguire gli umori negativi della base leghista verso il Silvio nazionale. Invece eccoli là di nuovo, anche se nell’ambito di un’alleanza mica tanto convincente. Se il terzo matrimonio durerà a lungo lo vedremo, sta di fatto che sono di nuovo imbarcati sullo stesso vascello per sfidare i flutti dell’agone politico. Hanno tirato a bordo una schiera di alleati (9 liste alla Camera e ben 14 al Senato, un vero record), fra i quali spicca capitan Storace con la sua Destra. Oltre ai Fratellini d’Italia che dopo tutte le cose che hanno visto e sentito non se la sono proprio sentita di continuare a far parte di quello che fu il PdL.
La campagna elettorale è stata caratterizzata dal bombardamento a tappeto mediatico del Silvio. Non so davvero se una sola trasmissione di intrattenimento o talk show sia risultata immune alla strabordante presenza della facciona ceronata. Praticamente, si è resa necessaria una grande abilità nell’uso del telecomando per evitare il Cav, almeno per quelli che non lo digeriscono più da tempo. Oggettivamente è anche patetico, sempre più stuccato nel viso, gli occhi ridotti a fessure opache, le orecchie che si sono allungate verso il basso a dismisura. Un quadro d’insieme che rende ancora più innaturali i capelli finti, una vista d’insieme che lo rende posticcio a falso ancora prima di pronunciare parola. Ma basta!
L’effetto della saturazione mediatica è stato devastante anche per i suoi stessi alleati, non c’è stato lo spazio fisico nel quale piazzarli. Se non fossero ciò che sono, si potrebbe iniziare ad avere nostalgia dei vari La Russa, Gasparri, Alfano, Santanché, Prestigiacomo (esiste ancora?), Maroni e Cota. Va anche considerato che B. non è il candidato premier della coalizione. Uno dei soliti paradossi politici nostrani: il personaggio più attivo nella campagna elettorale non è il leader dello schieramento, almeno ufficialmente. Lo stesso candidato che viene presentato ovunque come capolista. Casualmente?
La caratteristica costante in tutte le uscite pubbliche del Silvio è stata la sparata clamorosa. Che sia fondata o meno non ha importanza, si può sempre smentire attribuendo ai giornalisti una errata interpretazione. L’importante è fare notizia. Come oscurare meglio amici e nemici se non occupando a tempo pieno tv, radio e prime pagine dei giornali? Bene, anche questa volta c’è riuscito perfettamente. Una tattica già nota, per la quale noi elettori evidentemente non siamo ancora vaccinati, nonostante il perdurare del personaggio sulla scena politica e le previsioni di Montanelli. Peggio dei comuni cittadini sono stati i giornalisti, questa non è una novità. Un simile personaggio meritava non dico di essere ignorato, almeno un minimo grado di sfumatura non sarebbe stato scandaloso per un figuro ormai così patetico.
Con la nostra solita memoria evanescente, abbiamo rapidamente dimenticato l’immobilismo del governo Berlusconi release 2008 e seguenti, inconsistente nelle azioni quanto preoccupato di proporre sempre le stesse iniziative tese a limitare l’azione giudiziaria nei confronti del suo leader. Il Paese stava andando a rotoli, lui però parlava di ristoranti pieni e benessere diffuso, di solidità dell’azienda Italia ormai fuori dalla crisi. E vorrebbe fare il ministro dell’Economia, bada bene. L’apoteosi parossistica, assolutamente ridicola se non fosse per il contesto istituzionale nel quale si è materializzata, è arrivata con il voto sul conflitto di attribuzioni nel caso Ruby. Il vecchio satiro ed i suoi avvocati sono arrivati addirittura alla Consulta per affermare un concetto semplicissimo: sua maestà Silvio esercitava le sue funzioni di premier telefonando alla Questura di Milano per far rilasciare Ruby, denunciata per furto. Perché era la nipote di Mubarak, non vogliamo mica sollevare un conflitto internazionale? Lo ha fatto perché sapeva benissimo che il parco buoi dei “suoi” parlamentari avrebbe votato qualsiasi cosa pur di mantenere i privilegi della poltrona. Pure che Ruby era un’aliena arrivata da un pianeta lontano per salvare i poveri terrestri. Mica vogliamo sollevare un conflitto intergalattico, vero? Come è andata a finire lo sappiamo, in termini pratici i nostri rappresentanti parlamentari hanno sancito quanto il vecchio Silvio fosse un tantino rincoglionito, aspetto pratico del quale a suo tempo abbiamo parlato in questo blog.
Quanto saprà fare una volta al governo del Paese questa rumorosa macchina da guerra lo sappiamo già, ne abbiamo sperimentato a lungo le conseguenze. La vera questione è: quanti elettori continueranno ad avere lo stomaco abbastanza robusto per votarlo, facendo ripiombare il Paese nella regione paludosa che conosciamo ormai in maniera approfondita? Lo scopriremo presto.
Area Monti:
Nonostante glielo abbiano domandato più e più volte, il Prof ha sempre negato di voler scendere in politica. Salvo poi trovarsi senza una maggioranza. Accompagnato da molto influenti consigli, ha deciso di “salire in politica” con l’autorevole approvazione de l’Osservatore Romano. Ed eccolo là alla testa di una coalizione della quale si è sentito solo parlare, anche pochino a dire il vero. Dietro di lui due residuati della prima Repubblica, Fini e Casini. Con un elemento politicamente nuovo, si fa per dire: Montezemolo. La UDC di Casini ha visto ridurre rapidamente la propria consistenza, stando ai sondaggi. Il partito Fli di Fini credo sia molto più preoccupato, immagino stiano sperando disperatamente di ottenere qualche seggio. Nonostante il vistoso assottigliarsi di quelli che, almeno sulla carta, sono i principali e consolidati partner politici del Prof, la coalizione del centro montiano viene accreditato di un peso attorno al 15% nei sondaggi. Non è proprio un risultato entusiasmante, prima della “salita in politica” UDC e Fli da soli raggiungevano un 10% circa.
Ritengo sia abbastanza normale che il popolo dei sondaggiati non abbia accolto con enorme entusiasmo la trasmutazione politica del premier “tecnico”. Il suo governo è stato caratterizzato da parecchi sacrifici, tagli e aumento della pressione fiscale la sua bandiera. Va però riconosciuto che tutte le decisioni dovevano per forza transitare nelle aule parlamentari, ove albergavano i soliti partiti. Questi si inalberavano immediatamente appena veniva paventato un minimo taglio che potesse influire sul corposo e spendaccione apparato politico. Vuoi per l’abolizione delle Province, vuoi per la soppressione di enti inutili e corporazioni, il governo tecnico ha sempre avuto le mani legate sul cosa potesse effettivamente fare. Il risultato è noto, a farne le spese sono stati i soliti.
Nel rimembrare le gloriose azioni di Monti e company, vorrei soffermarmi in particolare sulla brutale riforma delle pensioni. Si va tutti molto più tardi, mentre per chi si trovava in mobilità: affari loro (leggi gli esodati). Nessuna distinzione tra chi fa un lavoro usurante o meno. Immaginate un operaio alla catena di montaggio a 66 anni, un macchinista alla guida di un treno a 67, un carabiniere che insegue un malvivente a 65 anni. Ma anche un anziano impiegato allo sportello postale, bancario e così via. Non credo proprio che le aziende abbiano esultato al pensiero di dover mantenere in servizio risorse logorate e costose, invece di nuovi assunti dalla retribuzione meno onerosa e più attivi per naturali ragioni biologiche. Poi c’è la perdita secca in termini di tempo libero e qualità della vita, il meritato riposo dopo tanti anni di lavoro. Tradotto in termini pratici, ognuno di noi oltre la cinquantina, ma non abbastanza, potrà ritrovarsi ad andare in pensione anche cinque anni più tardi. Anni di vita che nessuno restituirà, non c’è prezzo che possa compensarli. La cosa davvero preoccupante è stata la totale assenza di reazioni a questa iniqua riforma. Neppure l’ombra di manifestazioni e proteste, ci hanno fatto ingoiare un rospo dalle dimensioni extra large senza neppure un rigurgito. Dovevamo avere la coscienza davvero sporca per accettare tutto questo senza il minimo accenno di resistenza. Complimenti. Vogliamo continuare davvero su questa strada per altri cinque anni? Fate voi
Fare per fermare il declino
Il nome del partito è in sintonia con il sobrio abbigliamento usualmente esibito dal suo leader. Una cosa del genere poteva venire in mente solo a Giannino, un interprete particolare in tema di fashion. Su questa formazione politica non ho molto da dire, ha già provveduto il suo candidato premier a fare tutto il necessario.
Il centro-sinistra:
Fra tutti i candidati premier, Bersani mi sembra quello meno adatto a presentarsi nel vero crogiuolo della campagna elettorale: in televisione. La sua gestualità e postura sono fra le cose più lontane dal manuale di corretto utilizzo del mezzo televisivo. Si tocca continuamente un orecchio, si gratta il naso e sotto l’occhio, mette l’ansia. Appoggia la guancia sul pugno lasciando scivolare l’indice davanti alle labbra, con il risultato di biascicare alcune parole. Inizia frasi che non verranno mai concluse come stesse parlando con se stesso, dando tutto per scontato. Assume pose scomposte sulle sedie, guarda raramente sempre la stessa direzione e mai in camera. Insomma Pierluigi, è mai possibile che uno straccio di consulente che ti potesse aiutare non sei davvero riuscito a trovarlo?
A parte ciò, che non è poco, sempre stando ai sondaggi la sua campagna elettorale sembra aver convinto la maggioranza degli elettori. A mio giudizio per tre fattori. Anzi pensandoci bene per uno solo: evitare il ritorno al governo di Berlusconi.
Ci fosse stato Renzi al posto suo, credo non ci sarebbe stata una competizione così sofferta. Il sindaco di Firenze ha certo alcuni difetti. Agli occhi di una parte dell’elettorato tradizionale della sinistra, non ha l’imprimatur tipico dell’ex PCI-PDS-DS, non appartiene all’anima storica dell’apparato. All’interno del PD si sono davvero tanto impegnati per fare in modo che non vincesse le primarie. Ci sono riusciti, mi auguro che non abbiano fatto come quel tizio che per far dispetto alla moglie… eccetera.
Fondamentalmente, il PD è l’unico vero partito rimasto nel panorama politico italiano. Ha le sue dinamiche interne, tiene i congressi, prende decisioni collegiali. Quando D’Alema è d’accordo, ovviamente. Non è insomma un partito-azienda come più o meno tutti gli altri. Se improvvisamente Bersani venisse rapito dagli alieni, verrebbe eletto un altro segretario al suo posto. Sempre con il benestare del solito D’Alema, che non verrà mai rapito dagli extraterrestri perché è molto intelligente. Se scomparissero Berlusconi, Grillo o Monti si estinguerebbe la rispettiva formazione politica. Questo nel PD sa almeno di democratico, anche se la strada da percorrere per renderlo un vero partito socialdemocratico di stampo europeo è ancora molto lunga.
Altra componente fondamentale della coalizione: SEL, ovvero Vendola. Di questa formazione politica il grande pubblico non sa praticamente nulla, tranne conoscere l’eloquenza del suo leader. Che indubbiamente sa esprimersi in maniera forbita ed elegante, tratta i temi coerentemente agli ideali ai quali fa riferimento. Però, mi domandavo, chi diavolo sono gli altri che compongono quel partito? Non vorrei andasse a finire alla Di Pietro, tutta l’attenzione concentrata su di lui e dietro c’erano i De Gregorio, i Razzi, gli Scilipoti e così via. Speriamo bene.
Rivoluzione Civile:
Ingroia. Che dire, un PM con inchieste scottanti fra le mani, si mette in aspettativa dalla magistratura (non si sa mai) e si butta in politica. Come magistrato non è che le abbia azzeccate tutte, anzi. Ha prestato credito ad uno come Ciancimino, spacciatore di falsi documenti sbugiardati da un semplice blogger ma non dai magistrati inquirenti. E scusate se è poco, comunque ampiamente sufficiente a guardarlo con un minimo di sospetto.
Qualche forte segnale di simpatia politica lo aveva già manifestato, poi un giorno ha lasciato un prestigioso incarico internazionale per materializzarsi nella nostrana competizione elettorale. Aggregandosi ad una formazione ancora non ben definita, un “movimento”. Del quale ha rapidamente fagocitato gli aspiranti protagonisti, imponendosi come uomo forte della compagine. Con qualche trascurabile effetto collaterale, tipo imbarcare un Di Pietro zippato nella consistenza politica, un Diliberto che almeno da tempo non parla più di portare la salma di Lenin in Italia, infine un Ferrero erede di quel poco rimasto da Rifondazione Comunista. Vi piace? Allora votatelo. Ricordate però che al Senato la soglia per accedere è al 8%. Tutti i voti che andranno a lui favoriranno Berlusconi, su questo Bersani ha perfettamente ragione.
Movimento 5 Stelle:
Questo partito (o movimento, come ama essere chiamato) è stato volutamente lasciato per ultimo nella rassegna. Non per collocarlo all’estrema sinistra, anzi: lo considero un fenomeno trasversale.
Grillo è indubbiamente un leader carismatico. Non a caso, viene apprezzato nel suo attuale ruolo addirittura da un maestro del calibro di Berlusconi. I suoi messaggi mediatici sono chiari, spara su tutti quindi direi non ci sono dubbi: è un populista che cavalca l’anti-politica. Mestiere facilissimo da portare avanti di questi tempi.
Il suo grande merito, insieme a chi lo assiste da tempo, è il sapiente utilizzo dei mezzi di informazione alternativa. Il suo blog è da anni il più seguito d’Italia, si è fatto largo nella via di comunicazione più libera ed innovativa. Merita davvero tanti complimenti, lui e chi gli sta dietro. Una operazione di marketing riuscitissima. Con qualche balla raccontata qua e là, tipo la miracolosa “palla” per fare il bucato senza detersivi (tanto per fare un esempio ma se ne potrebbero citare altri), l’acquisto di una casa in Svizzera acquistata per prevenire possibili censure del suo sito. Cazzata mega galattica, sbugiardata più di quattro anni fa in questo stesso blog. Per un comico è normale prendere qualche cappella, per un promotore di movimento politico che aspira a governare il Paese un po’ meno. Ma facciamo finta che siano stati inciampi che lo hanno aiutato a crescere.
Non dirò nulla di nuovo affermando che quello di Grillo è un movimento-partito azienda, simile insomma a quello di Berlusconi. Anzi per certi versi ancora più accentrato nelle mani del suo leader e di chi lo assiste molto da vicino. Per saperlo è sufficiente leggere il suo non-statuto, è tutto in mano a Lui, gli espulsi dal M5S ne sanno qualcosa. Questo è senza dubbio sufficiente a definire il movimento come verticistico ed intangibile dagli affiliati. Democrazia interna zero, o così o fuori dalle palle. Insomma ciò che generazioni di italiani hanno sempre accolto a braccia apertissime ed in maniera acritica. L’uomo che sa parlare alla gente, il leader unico e maximo sempre amato dalle masse italiche. Nel caso di Grillo, colui che ha saputo ben interpretare gli umori critici di tanta gente delusa dalla politica.
La caratteristica politica prevalente di Grillo è la critica spietata. Intelligente certo, mirata e fondata, tutto sacrosanto. Quello che sfuma verso l’ombra sono le proposte. Tante e molte delle quali condivisibili, senza però dettagli e particolari importanti su come realizzarle praticamente.
A parte il leader maximo Grillo, a parte il guru Casaleggio, chi sono costoro del M5S? I candidati: chi li conosce, cosa hanno fatto finora nella vita? Sono convinto che fra i presenti nelle liste di Grillo siano presenti un sacco di brave persone, volenterose e stanche (come moltissimi di noi) delle solite pantomime politiche. Siamo però convinti che è sufficiente non aver mai subito condanne penali e non essere indagati per essere dei bravi e diligenti deputati e senatori? Pensate per un attimo ai vostri amici e conoscenti, normalmente ne conosciamo molti con eguali requisiti morali. Se ci limitiamo alla superfice delle cose. Quanti dei nostri contatti, onestamente ed in tutta coscienza, manderemmo ad amministrare il Paese? No, decisamente non basta per essere degni rappresentanti dei cittadini. Può essere solo un inizio.
Il criterio di scelta: le primarie via WEB. Bella idea, peccato abbiano partecipato poco più di 20.000 persone, se non ricordo male il dato. Anche fossero un paio di mila in più non cambia nulla. Ma come, con tutta la gente che frequenta il blog di Grillo solo così pochi hanno votato alle primarie? Eh si, ma a quanto pare nessuno ha posto l’accento sul limitato numero di persone che hanno designato i candidati ad un ruolo così elevato. Beppe non si è posto il problema, anzi ha fatto motivo d’orgoglio di questo metodo innovativo. Ha ripetutamente sostenuto come si è trattato di una rivoluzione epocale, il mondo ha gli occhi puntati su di noi etc. Metodo con qualche risultato bizzarro. Per fare un esempio, nella mia provincia i designati ricadono essenzialmente in due cittadine, non nel capoluogo di provincia. Ben più popoloso e quindi potenzialmente fonte di maggiori consensi. Come si sa, fra amici e parenti nei paesini ci si conosce tutti. Chiedere un click a qualcuno può risultare facile. Sarà stato un caso, Grillo garantisce la massima trasparenza quindi non c’è da preoccuparsi. A parte queste mie illazioni, mi auguro che i nuovi onorevoli eletti nelle liste M5S spazzino via qualsiasi dubbio sulla loro effettiva volontà di adoperarsi per cambiare il modo di fare politica, ne abbiamo bisogno.
Sempre in tema di trasparenza: ma voi avete capito chi è il candidato premier designato dal M5S? Non è un vezzo, è stabilito dalla legge che debba essere indicato. Io me lo sto ancora domandando, probabilmente sono stato poco attento.
Stando ai sondaggi, la vera novità delle politiche 2013 saranno proprio i voti che prenderà il Movimento 5 Stelle. Uno tsunami di voti per una formazione mai entrata in parlamento, migliorando l’indubbio successo delle ultime amministrative.
In fondo, come si può dare torto agli elettori? I politici hanno dimostrato ampiamente come sanno amministrare, poi sono arrivati i “professori” ed hanno finito di annichilirci. Visti i risultati, si può tranquillamente pensare di attingere a persone normali, investendoli di tanta responsabilità. Non si potranno produrre risultati peggiori. Sarà vero? Lo scopriremo presto.
Scusate se mi sono tanto dilungato, mi scappava di scrivere dopo lunga astinenza. Certamente il momento è importante, tutti noi siamo chiamati a condividere la responsabilità nel designare i nostri rappresentanti per nuova legislatura. La legge elettorale non favorisce la democrazia, i candidati li hanno scelti altri. A parte nei casi di primarie. Inoltre i meccanismi del premio regionale al Senato sono studiati apposta per facilitare un risultato di ingovernabilità. Quindi non è escluso si debba andare a votare di nuovo in breve tempo. A terrorizzarmi maggiormente non è o spread, è una nuova campagna mediatica del vecchio satiro.
La campagna elettorale è stata nauseante. I temi trattati hanno ridotto al rango di venditori di patacche alcuni dei principali protagonisti. Oltre al solito noto, anche quello che fino a due mesi fa affermava l’impossibilità di poter ridurre le tasse. Più che politici, mi sono sembrati simili a Wanna Marchi e il Mago del Brasile, scegliete voi chi ha interpretato meglio uno dei due ruoli. Non ho sentito lanciare convincenti proposte concrete per una crescita equilibrata e compatibile con l’ambiente. Il nostro Paese non ha materie prime, deve importare di tutto. Nonostante ciò, a sentire questi pataccari la nostra unica possibilità di crescita risiede nell’industria manufatturiera.
Le nostre reali materie prime sono l’arte, l’ambiente, i meravigliosi paesaggi. Stiamo forse aspettando di veder comprare tutto il nostro patrimonio dai russi e dai cinesi per far loro da camerieri? Basta con le Ilve di Taranto, le Alcoa e via dicendo: costruiamo il più bel posto al mondo per accogliere turisti, il vero oro del terzo millennio! Abbiamo il gusto, lo stile e l’inventiva giusta per poterlo fare meglio di chiunque altro, cosa stiamo ancora aspettando?
Una raccomandazione dopo tanti sconsigli: votate, prima di farlo pensate bene a cosa state per scegliere.
(Sergio Fornasini, di nuovo per dituttounblog.com)
2 commenti presenti
Voto al PD, senza dubbi
Scritto da beppe il 23 Feb 2013
Mi vien da piangere. Ma possibile che questa gentaglia si stia ancora domandando perché non hanno vinto, o se hanno vinto, come mai per così poco ecc. In una qualsiasi altro Paese occidentale la maggior parte degli indagati in parlamento e al governo sarebbe finita in prigione, altro che candidarsi alle elezioni!
Se fai il concorso per diventare bidello in una scuola, devi presentare una fedina penale immacolata, ma se vuoi governare il Paese non c’è bisogno di dimostrare che sei onesto.
Se al posto del governo tecnico avessero messo una semplice donna di casa, avrebbe fatto delle scelte sensate, perché una donna di casa sa che se i soldi non entrano, non si può nemmeno spenderli. Il nostro “amico” Monti si è limitato ad aumentare le tasse ai già tartassati e impoveriti lavoratori. Non ha capito che se le aziende chiudono per eccessiva tassazione, non pagano le tasse, e se chiudono lasciano a casa i dipendenti e le tasse non le pagano neppure loro. E se i nostri figli non trovano lavoro e devono andare all’estero per sopravvivere e noi ci teniamo in casa tutti gli stranieri senza lavoro e li finanziamo anche, dopo un po’non ci sarà nessuno che potrà finanziarli. Non ho niente contro gli stranieri che lavorano regolarmente in Italia, ma quelli che il lovoro non ce l’hanno devono andarsene a casa loro.
Intanto io conosco qualche imprenditore che sta pensando di trasferire la sua azienda in Austria. Perché? L’Austria sta offrendo alle aziende straniere che si stabiliscono nel territorio 15 anni di esenzione fiscale. Mica stupidi, no? Ci vogliono titoli da professoroni per fare un’azione simile?
Scritto da Maria Rosa Viale il 28 Feb 2013