Dagospia tira in ballo Furio Colombo sull’eredità Agnelli. Noi l’avevamo già fatto più di due mesi fa
27 Agosto 2009Dagospia ha pubblicato ieri esattamente quello che Fabrizio Spinella ha trattato in questa nota del 15 giugno scorso. Fra l’altro Spinella ha esposto l’argomento in maniera decisamente più elegante ed incisiva, a mio giudizio. Ho come la sensazione che pur di non citare questo blog si faccia riferimento a vecchi libri di MT, forse si tratta solo di una impressione personale. Certo che un piccolo link verso di noi ogni tanto ci starebbe bene, siamo volenterosi ma poveracci. (sf)
(*) Dal sito “Dagospia” di mercoledì 26 agosto, dove si ricorda quello che in questo blog è stato nel giugno scorso trattato…
L’AVVOCATO OFF-SHORE NON STIMOLA FURIO COLOMBO – PECCATO, DAL LIBRO DI TRAVAGLIO “IL PROCESSO” (‘97) emerge che il Furetto ha fatto parte per ben 10 anni (’84-’94), del CDA della Overseas Bank di Nassau – CHE Travaglio DEFINISCE come “la banca off-shore delle tangenti Fiat”…
Si dice che il neo-direttore di Libero Maurizio Belpietro, dopo le dieci circostanziate domande sul patrimonio estero dalla famiglia Agnelli e sui fondi Fiat oltrefrontiera, stia sperando segretamente in qualche reazione anche da Sfurio Colombo, neo-fondatore del Fatto Quotidiano insieme ad Antonio Padellaro, ma soprattutto a suo tempo ambasciatore e fiduciario dell’Avvocato all’estero ed in particolare nel mercato americano, dove riceveva i clienti Fiat nel suo invidiatissimo ufficio a Park Avenue.
Anche perché proprio nel libro “Il Processo”, scritto da Travaglio insieme a Massimo Novelli e Paolo Grisieri (Editori Riuniti, Roma. 1997), si racconta – come spiega il sottotitolo – “la storia segreta dell’inchiesta su Cesare Romiti: guerre, tangenti e fondi neri Fiat”.
Dalle carte di quel processo emerge che il Furetto ha fatto parte per ben dieci anni, dal 1984 al 30 giugno 1994, del consiglio di amministrazione della Overseas Union Bank & Trust di Nassau. La Oubt situata nella capitale delle Bahamas, in un basso palazzotto della Bay Street, viene definita da Travaglio & c. come “la banca off-shore delle tangenti Fiat”.
Anzi, meglio, “più che una banca vera e propria, l’Overseas Union Bank & Trust è uno sportello aperto dalla Fiat nelle Bahamas, a disposizione dei vari manager bisognosi di fondi neri. Non solo, dunque, per custodire sul celebre conto gli interessi del tesoretto Sacisa, ma anche per elargire generosi prestiti alle diverse società sprovviste di fondi neri in proprio: prestiti senza garanzie nè cauzioni. E soprattutto, a babbo morto: senza obbligo di restituzione”…
(*) segnalato da Fabrizio Spinella
3 commenti presenti
Ha “precisato” Marco Travaglio a Dagospia di giovedì 27 agosto: «Dagospia ieri ha citato Il Processo, a proposito di alcune righe riferite a Furio Colombo e alla banca Fiat con sede a Nassau, la Overseas Union Bank and Trust. Colombo ha già spiegato che, a cavallo fra gli anni 80 e 90, era presidente della Fiat America, ma senza deleghe finanziarie o bancarie (affidate ai vicepresidenti), occupandosi di questioni industriali delle consociate del gruppo negli Stati Uniti (Fiat Allis, New Holland, Ferrari), di comunicazione e dei rapporti col governo Usa e le altre istituzioni. Del resto, quando i magistrati torinesi scandagliarono il gruppo Fiat in Italia e all’estero, e con mano giustamente pesante, non trovarono alcunchè da contestare a Colombo. Che infatti, a differenza di decine di altri manager operativi in Italia e all’estero, non fu mai nemmeno convocato in veste di testimone. Inoltre la Oubt non faceva praticamente nulla, a Nassau: era un suo conto aperto in Svizzera (intestato alla celebre società “Sacisa”), gestito da manager italiani ed elvetici a Lugano, a occuparsi dei fondi neri del gruppo. Infatti furono i manager svizzeri a essere ora interrogati, ora indagati. Aggiungo un particolare: “Il Processo” è stato ripubblicato in edizione economica e distribuito insieme all’Unità di Colombo e Padellaro.»
Ma guarda un po’! E’ la prima volta che il “sostituto procuratore” Travaglio difende qualcuno riconoscendone la presunta innocenza dopo averlo messo sotto schiaffo. Ma Colombo che rapporti aveva con l’Avvocato, sì da giustificare un incarico di quel livello? Forse doveva “interagire” con potenti “confratelli” affaristi ebraici, garantendo per il “cristiano” Agnelli che intanto con Cuccia si preparava a “fregare” Gheddafi? Qual era il suo stipendio e quanti fringe benefits anche finanziarii aveva dichiarato in quel tempo Colombo al fisco italiano? Ma a queste domande, perché dovrebbe rispondere Travaglio, che in quegli anni era uno scaccino? Faccia rispondere Colombo, che molti anni fa taluni identificavano come il fratellastro di Vittorio Orefice.
Infine: qualcuno dica a Travaglio, o al suo trascrittore, che “alcunché” ha l’accento acuto, e non grave. Si comincia con lo sbaglio di accento e si finisce al Fatto.
Scritto da fabrizio spinella il 28 Ago 2009
Normalmente, in puro Travaglio style, l’aver fatto parte per dieci anni del consiglio di amministrazione di quella che ha definito “la banca off-shore delle tangenti Fiat” è più che sufficiente a fare di Furio Colombo un personaggio colluso.
C’ha messo un attimo a saltare dal banco dell’accusa a quello della difesa. Potenza dei comuni interessi editoriali?
Scritto da Sergio Fornasini il 28 Ago 2009
Da quel che leggo in questo articolo, non sembra che Travaglio all’epoca accusasse Colombo.
Scritto da Danx il 28 Ago 2009