Stampa e dintorni: quando a fare notizia è la querelle fra giornalisti
31 Agosto 2009post citato da Filippo Facci sulla sua pagina Facebook con la seguente prefazione:
Occhio, post lunghissimo e solo per maniaci.
Ai più non gliene fregherà niente: basta che non leggano. Tuttavia, grazie a un simpatico blog (http://dituttounblog.com/stampa-e-dintorni/feltri-farina-vs-belpietro-facci), mi è semplicissimo rispondere a quanti mi chiedono se scrivo ancora sul Giornale o che ne penso delle cazzate di Feltri.
Ricordo che mi sono dimesso da Mediaset e che non scrivo più sul Giornale dal giorno in cui Feltri è arrivato. Ora scrivo su Libero. La ricostruzione, qui di seguito, è del blog suddetto.
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31 agosto 2009
In questi giorni i giornalisti non scrivono più le notizie, ma sono notizie loro stessi.
Patteggiamenti per molestie sullo sfondo di relazioni omosessuali, case acquistate parzialmente a nero e misteriosi furti di computer e telefonini (povero Bechis).
Oggi Renato Farina scrive un articolo in cui si dice “sinceramente felice per la solidarietà episcopale a Dino Boffo” e denuncia che, viceversa, a parte Vittorio Feltri e gli amici di Comunione e Liberazione, nella vicenda del Sismi e di Betulla nessuno prese le sue parti. E snocciola quindi i nomi di chi lo trattò “come un mascalzone”.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=378405
Per la verità, nel suo libro “Agente Betulla” (edizioni piemme, 2008) l’elenco dei difensori si fa leggermente più lungo, comprendendo, tra gli altri, anche i nomi di Francesco Cossiga, Stefano Folli e Riccardo Muti. Ad incuriosirmi è stato però il fatto che l’unico giornalista citato nell’articolo di Farina sia stato quel Filippo Facci che a suo tempo lo definì “il giornalista più zuccheroso della storia, caso da psicanalisi”, reo di aver pubblicato “sms anche molto privati”, sebbene a trattarlo a pesci in faccia siano stati in molti, compresi Travaglio e Lerner del quale, nel libro citato, l’onorevole dice “mi ha dato lavoro e per questo gli sono riconoscente. Non mi ha creduto a proposito di Sismi e dintorni. Da quel momento mi ha tolto anche il nome, mi chiama con le iniziali: erre effe”.
Era il novembre 2006: Feltri e Farina erano a Libero, Belpietro e Facci li trovavamo al Giornale. Del primo scambio di cortesie tra Feltri e Facci ha già raccontato il secondo sul suo profilo di Facebook, indicandolo come una prima spiegazione del suo addio al Giornale. Il primo del mese uscì un articolo di Facci sul Giornale che si scagliava contro la proposta dei consiglieri milanesi di Forza Italia di assegnare l’Ambrogino d’oro a Farina, il giorno dopo Feltri rispondeva a muso duro su Libero e poi, il 3 novembre, Facci controreplicava.
http://www.macchianera.net/2006/11/03/filippo-facci-vittorio-feltri-highlights/#more-5402
Non era finita qui. Il 18 novembre uscì sul Giornale una lunga ricostruzione della vicenda Betulla firmata da Filippo Facci, quella degli sms privati a cui fa riferimento oggi Farina.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=134586
Il giorno dopo, su Libero, Feltri si imbufalì: “Il Giornale è in declino, mentre Libero è in costante ascesa suscitando apprensione nelle sue “vittime”. Inoltre Farina è un grande giornalista, Facci viceversa è un piccolo giornalista benché da anni sbraiti e si agiti nell’errata convinzione di uscire in tal modo dall’anonimato. Ovvio. Il piccolo, davanti al grande caduto in disgrazia per motivi extraprofessionali, non rinuncia a menare le mani. Gliene fa e gliene dice di tutti i colori con la violenza di chi ha la certezza di restare impunito”. Ancora: “Facci quindi non è soltanto un giornalista piccolo piccolo, ma è un omino e in questo caso si comporta da grande vigliacco. Il suo articolo è un ‘antologia di scorrettezze, tra cui una quantità spropositata di privatissime telefonate intercettate e trascritte nei verbali nonostante non c’entrino un’acca con le indagini. Telefonate di Renato a me, ai suoi amici, a colleghi, nelle quali si discute di problemi personali, si confessano stati d’animo, preoccupazioni, depressioni. Queste sono violazioni della privacy”. E infine una stoccatina a Belpietro: “Da sottolineare che Farina è stato cinque anni vicedirettore del Giornale, e un minimo di stile imporrebbe un po’ di rispetto per lui da parte di chi si è giovato della sua opera. Ma lo stile c’è o non c’è, e uno come Facci o come il suo direttore non può darselo”.
http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo336738.shtml
Siamo quindi al 20 novembre, atto finale della disfida, se escludiamo una breve risposta di Feltri ad un lettore nella quale afferma che lui di consigli da uno come Belpietro che perde migliaia di copie al giorno non ne accetta. L’assist all’attuale direttore di Libero lo fornisce la lettera indignata di un lettore del Giornale: In merito all’articolo di Filippo Facci a riguardo di Farina/Betulla pubblicato ieri, desidero esprimere il mio sdegno per tale infamità piena di acredine, dalla quale si recepiscono principalmente le cattiverie e gli odi personali e professionali che non fanno granché onore né a Facci, né a lei, che si capisce benissimo essere dietro a ciò. A prescindere dall’aspetto più o meno grottesco della personalità di Farina o del suo violare la deontologia della professione, nel vostro articolo lo avete linciato e demonizzato secondo il miglior stile sovietico, offrendo, a eventuali assassini, giustificazione e motivazione; non vi sentite dei vermi? Farina, pagato o no dai servizi poco importa, ha combattuto contro il nemico islamico di fatto, cosa che voi tutt’al più fate, sì o no, con le chiacchiere, perciò merita il rispetto a prescindere. Perciò, morale per l’esame di giornalismo: Facci ha dimostrato di essere un killer vigliacchetto e acredinoso e lei il mandante, ma bravi! Mi dispiace che vi ho apprezzato entrambi in altri frangenti. Vediamo se avete le palle per pubblicare questa lettera.
F.R.
E le palle Belpietro, evidentemente, ce le aveva eccome, anche per rispondere per le rime a Feltri:
Caro F. R., oltre a lei altri otto lettori si sono lamentati dell’articolo di Filippo Facci su Renato Farina. La sua e-mail è la più dura, ma sostanzialmente tutte le rimostranze si riducono a una considerazione: se Farina, oltre che per il suo giornale, negli ultimi anni ha lavorato anche per i servizi segreti, in fondo lo ha fatto nell’interesse del Paese, combattendo l’integralismo islamico e il terrorismo di matrice araba. Perché dunque accanirsi? Per invidia? Per fatto personale? Per questioni di bottega? No. Conosco Renato da parecchio e francamente vedermelo travestito da agente segreto, o anche solo da informatore di un’agenzia militare di controspionaggio, mi fa ridere. Renato non ha combattuto nessuna «quarta guerra mondiale», come ama definirla, ma banalmente si è arruolato a pagamento in una personalissima battaglia al servizio di una bulimia da potere di cui è vittima da tempo, in preda a una smania egocentrica che lo attanaglia da anni. Chi lo conosce ha spesso riso dei suoi tic, scherzato sulle sue ossessioni d’apparire, sulle sue millanterie, che talvolta erano così scoperte da sembrare innocenti e suscitare affetto e comprensione. Ma sulla vicenda Sismi c’è poco da ridere. Questo giornale denuncia ogni giorno l’islamizzazione strisciante dell’Italia e critica l’arrendevolezza degli organi dello Stato, in particolare della magistratura. Quante volte abbiamo rivelato la costruzione di moschee finanziate da organizzazioni integraliste? Quante altre ci siamo trovati ad accusare giudici che scarceravano arabi sospettati di far parte di organizzazioni terroristiche, definendoli resistenti anziché attentatori? Quanti articoli di Ida Magli o Giordano Bruno Guerri abbiamo pubblicato su questi argomenti? Per quel che ci riguarda, il fondamentalismo e il terrorismo islamico vanno combattuti con ogni mezzo e, dunque, non ci scandalizzerebbe affatto se sapessimo che alcuni membri di associazioni criminali arabe sono stati prelevati all’insaputa della magistratura e consegnati agli Stati Uniti. Non critichiamo affatto chi ha preso in consegna Abu Omar e lo ha dato in custodia alla Cia. Anzi: se ci fosse un partito che si facesse promotore di una legge per consentire alla nostra intelligence di agire contro i terroristi senza timbri e lasciapassare – come accade appuntonegli Usa – noi l’appoggeremmo. Magari avessimo agenti segreti veri, che lavorano a tutela della sicurezza dello Stato. Però, scusi, non siamo per niente disposti a sostenere una banda di pirla, pagata dallo Stato, che in nome della difesa nazionale gioca a fare gli 007 e una volta presa con le mani nella marmellata tira in ballo la quarta guerra mondiale, la Cia parallela, tentativi di assassinio, Milosevic e perfino la sicurezza personale del Papa. La guerra al terrorismo islamico è una faccenda troppo seria per lasciarla fare a Pio Pompa e a Farina. Insistere a dipingere Renato come vittima del «conflitto arabo-occidentale» non solo è una stupidaggine, ma è una colossale presa per i fondelli, una ridicolizzazione della guerra vera, quella che prima o poi ci toccherà combattere a viso aperto. Il raccontino di un Farina colpito nell’adempimento del dovere di crociato cristiano in funzione anti Islam è un intruglio che, abbia pazienza, non riusciamo a berci e non vogliamo dar da bere neppure ai nostri lettori.
m.b.
Post scriptum. Il direttore di Libero, che è conosciuto per essere campione di stile, è tornato a minacciare Facci. Dopo aver scritto che ne ha stecchiti per molto meno, ieri ha detto che chi tocca Farina dovrà fare i conti con lui. Gli diamo un consiglio gratis: cominci a fare i conti con quelli che hanno inguaiato Farina e si chieda se giocavano a fare i James Bond solo perché erano stupidi o c’è dell’altro. Già che ci siamo, aggiungiamo un secondo consiglio, anche questo gratis: visto che Renato è stato costretto al silenzio da una sentenza dell’Ordine dei giornalisti (organismo del quale da dieci anni – e da non ieri – auspichiamo l’abolizione) e non può scrivere e dunque difendersi, perché non lo intervista ogni giorno su Libero, così gli fa raccontare la sua verità? Anzi, Vittorio, ti dico di più: se non hai spazio, o coraggio, le interviste a Renato te le pubblica il Giornale. Sempre gratis, s’intende.
Siamo alla fine dell’agosto 2009. Vittorio Feltri ha lasciato Libero ed è stato richiamato alla direzione del Giornale portandosi dietro Renato Farina, ora parlamentare del PdL. Filippo Facci, che già non tollerava Feltri quando faceva il giustizialista ai tempi di Mani Pulite e che si era distinto nell’ultimo anno e mezzo per aver attaccato duramente prima il PdL per le sue liste elettorali e poi il Governo per la nomina a ministro della Carfagna, per le sue posizioni sul caso Englaro e per la vicinanza col Vaticano, spendendo nel frattempo una buona parola per Paolo Guzzanti nel momento in cui quest’ultimo decideva di abbandonare Berlusconi, evidentemente, lì non poteva più stare ed è approdato a Libero, il cui nuovo direttore è Maurizio Belpietro.
Le coppie si sono ricomposte. Ma a chi giova tutto ciò?
D.K.
7 commenti presenti
Caro D.K.
ha scritto quello che pensavo da tempo. A dire la verità le polemiche tra giornalisti (Facci
vs Travaglio per esempio) mi divertono moltissimo ma devo ammettere che esistono ben altre
cose cui pensare.
A proposito dell’allontanamento di Facci dal Giornale e del suo odio per Farina, il suo
articolo rappresenta una fonte preziosa. Mi sto infatti interrogando su quale giornale
acquistare ora dopo i ribaltamenti di direttori, tra il Giornale e Libero.
Confesso che sono rimasto anch’io, come uno dei lettori da lei citati, piuttosto basito
dall’articolo di Facci su Farina dove il primo citava addirittura degli sms privatissimi che avrebbero a mio avviso dovuto essere coperti da riservatezza. Presupposto che ho stima di Facci per la sua vis polemica e per il coraggio di alcune scelte anticonformiste, questo episodio getta proprio una brutta luce su di lui. Ho in mente un atro sms, quello di Travaglio a Mastellarini, ma lì a mio avviso e’ una cosa diversa perche’ si tratta di ingiurie. Nel caso di Facci sembrerebbe un momento di sconforto di Farina, che sinceramente pubblicare rappresenta uno sputtanamento incomprensibile e gratuito. Potrei chiederle se può riportare che cosa Facci scrive sulla sua pagina di Facebook a proposito del suo divorzio dal giornale? e dove Facci avrebbe speso una buona parola per Guzzanti, il che mi farebbe molto piacere?
Grazie e buona giornata
Luigi
Scritto da Luigi il 1 Set 2009
@ Luigi,
quanto scritto da Filippo Facci su Facebook l’ho riportato in questo blog all’indirizzo http://dituttounblog.com/articoli/facci-feltri-una-prima-spiegazione
Scritto da Sergio Fornasini il 1 Set 2009
In verità e’ qui:
http://dituttounblog.com/stampa-e-dintorni/con-feltri-cambia-il-giornale-e-filippo-facci-se-ne-va
Scusate, ero in ferie e non avevo letto.
Luigi
Scritto da Luigi il 1 Set 2009
L’Appunto di Facci del 4 febbraio 2009 su Guzzanti lo trova qui.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=326254
Saluti
Scritto da Dean Keaton il 1 Set 2009
non ci credo, ha scritto Dean. sono contento, ora lo spammo in giro 😉
Scritto da Tyler il 1 Set 2009
E per integrare il tutto consiglio la lettura di questa intervista di Sabelli Fioretti a Belpietro. Ci sono spunti interessanti.
E’ un po’ datata, per carità, ma tanto dopo otto anni e mezzo i giornalisti che girano sono sempre quelli, alla faccia della casta dei politici.
http://www.melba.it/csf/articolo.asp?articolo=30
Un abbraccio al mio ufficio stampa Tyler.
Saluti
Scritto da Dean Keaton il 1 Set 2009
AGGIORNAMENTI SUI VALZER DI POLTRONE:
http://www.mamma.am/mamma/articoli/art_3391.html
Buona lettura!
Scritto da Ulisse Acquaviva il 14 Set 2009