Dopo cinque giorni di silenzio sulla batosta elettorale, da questa sera SuperSilvio torna in tv
20 Maggio 2011L’unica cosa buona delle recenti elezioni è il silenzio calato dopo i risultati. Non più indigestioni mediatiche, insulti e falsità rovesciate addosso agli avversari. Niente paura però, da questa sera si ricomincia: avremo Silvio su ben cinque diversi telegiornali a spiegare la propria versione sull’accaduto. L’aria si è andata scaldando già da ieri, a dare del matto a Pisapia ha provveduto il “moderato” Bossi, secondo il quale Milano si appresta a diventare “zingaropoli”.
Diversamente da quasi tutti i siti in rete, a distanza di vari giorni da queste parti non sono comparse considerazioni sulle elezioni. Non per mancanza di opinione ovviamente, solo per stare a guardare fin dove arrivavano i commentatori ed i politici a negare l’evidenza dei fatti. Come dopo ogni voto che si rispetti, è stata tutta una gara a nascondere fatti, distorcere ed interpretare cifre, insomma spandere nebbia è sempre meglio che fare autocritica. Prima che si scateni lo spam flood mediatico dell’ultima settimana mi è venuta voglia di dire la mia. Giusto qualche considerazione, tanto cazzata più o in meno scritta in rete cosa volete che cambi?
1) La botta di Milano è stata devastante ed inattesa. Berlusconi in prima persona è sceso in campo a sostegno della Moratti, il risultato è di quelli che fanno davvero male: si è beccato uno sberleffo senza precedenti dai suoi fedeli elettori, compresa la débâcle sulle preferenze alla sua augusta persona. Una cosa mai accaduta prima, Silvio è sempre stato il cavallo vincente per la sua coalizione. Ne è derivato uno sconcerto così grande da far perdere la favella a tutti i grandi parlatori della campagna elettorale. Fra i primi a presentarsi di fronte alle telecamere Osvaldo Napoli per il PdL, onestamente propenso a fare autocritica per gli errori commessi. Prima anche del coordinatore Verdini che si limitava ad esprimere una generica sorpresa sul risultato, per poi parlare di sostanziale “pareggio” nei giorni a venire. I giornali vicini al premier se la sono presa con il modo di agire della Moratti, senza lesinare velate critiche agli alleati. Insomma a qualcuno bisognava pur dare la colpa, nonostante Berlusconi stesso avesse chiamato i votanti ad esprimersi sulla sua persona e sull’attuale governo, con il risultato che conosciamo.
2) Anche a Napoli Berlusconi è sceso ad appoggiare pesantemente il candidato del PdL, le promesse sono state come sempre le più mirabolanti ma nonostante ciò Lettieri non è passato al primo turno. Forse l’affidabilità di certi miracoli preannunciati ha esaurito il loro fascino, o forse i napoletani hanno semplicemente ritenuto non fosse il caso di votare in massa un candidato appoggiato da Cosentino. Ricordo che quest’ultimo sarebbe già in galera se non fosse un parlamentare e per di più sottosegretario. Sull’altra sponda della politica partenopea è accaduto qualcosa di inaspettato: De Magistris al ballottaggio, neppure lui poteva immaginarlo. Il PD si è liquefatto come un cassonetto andato a fuoco. L’esito del voto ha consentito a Di Pietro di poter vantare una grande vittoria. Coprendo però il fatto che IdV ha perso quasi il 40% dei voti in un anno, almeno nei comuni nei quali si è votato, tranne a Napoli dove almeno ha mantenuto il risultato delle europee. Lo stesso De Magistris, che notoriamente non ha tutto questo amore per Antonio Di Pietro, non ha perso occasione di sottolineare come lui non è il candidato di Di Pietro.
3) Cinque Stelle brillano un po’ dovunque. Clamoroso il risultato di Bologna, la lista Cinque Stelle arriva per la prima volta al 10% in una grande città. Buona comunque la raccolta dei voti anche in centri minori, con percentuali talvolta superiori. Niente male per un “non partito” come lo ha definito Beppe Grillo, salvo poi annunciare ieri che ormai sono pronti per governare. Al di là delle facce pulite dei candidati, del loro darsi da fare in politica per quel cambiamento che in effetti manca alle amministrazioni di tutti i colori, ciò che mi lascia alquanto perplesso è la natura del loro movimento. Leggendo il “non statuto” del Cinque Stelle i dubbi non vengono dissipati, anzi. Si tratta di un “non partito” di proprietà esclusiva di un noto comico, la sede coincide con il suo sito Internet ovvero è puramente virtuale, solo Beppe Grillo può decidere chi entra e chi no a farne parte, lui stesso ne decide linee guida ed indirizzo politico. Insomma quel simbolo è una sorta di etichetta protetta da copyright di Beppe Grillo e Casaleggio Associati, viene concesso come fosse un marchio in franchising. A norma di regolamento i suoi aderenti non hanno alcun potere, né decisionale come anche consultivo. Si, c’è decisamente qualcosa che non quadra, compreso qualche dubbio sulla effettiva democrazia interna al movimento stesso. La democrazia diretta sarebbe proprio una gran bella cosa, applicarla per davvero all’interno di chi la professa sarebbe ancora meglio.
Oltre ai punti fondamentali che, secondo me, hanno caratterizzato le recenti elezioni amministrative, qualche considerazione di carattere generale non può ignorare che il PD non cresce in termini di consensi, nonostante la crisi evidente del centro destra. A parte Fassino, i candidati che riescono ad ottenere risultati brillanti non sono del PD (Merola e Pisapia). A Napoli vengono surclassati da una lista alternativa, spesso i loro candidati vengono battuti alle primarie da esterni al partito. In altri termini c’è parecchio che non va, non solo qualcosa. Sarebbe forse il caso di darsi una svegliata, se davvero vogliono essere alternativi all’attuale maggioranza. Magari staccandosi da quel Di Pietro che ha nel partito tanti e tali personaggi poco affidabili, con un passato politico che parla già abbastanza da solo. Non sto certo dicendo che è fatto solo da scilipotiani e suoi simili, ma a ben guardare quel tipo di personaggi non manca davvero.
(Sergio Fornasini per dituttounblog.com)