La strage dei delfini
27 Agosto 2009di Sergio Fornasini per dituttounblog.com
Sembra impossibile, ma l’uomo riesce a fare anche questo: annualmente migliaia di delfini vengono uccisi per finire sulle tavole dei giapponesi. Ne parla oggi in un articolo de lastampa.it Stefano Gulmanelli, prendendo spunto da un documentario girato nella cittadina di Taiji, cittadina posta a circa 120 Km a sud di Osaka. Il filmato è stato presentato e premiato all’edizione 2009 del Sundance Film Festival, per realizzarlo ha richiesto un certo impegno per superare la rigida sorveglianza intorno all’area di pesca, o meglio di mattanza.
Apparentemente da quelle parti i delfini e le balene sono tenuti in grande considerazione: ovunque a Taiji sono raffigurati questi maffimeri marini. La realtà non è così idilliaca, ogni anno la baia si tinge del rosso sangue di migliaia dei nostri cugini acquatici che finiscono massacrati.
La denuncia de “La Stampa” non è propriamente su un argomento inedito, ma ben venga, seppure non faccia che riprendere quanto era già da tempo in rete. Basta mettere in moto il motore di ricerca ed ecco emergere un articolo di settembre 2005 (in inglese), da corriere.it ad ottobre 2005, dal blog di Panorama ad aprile 2007, Los Angeles Times a dicembre 2008 e così via. Taiji purtroppo non è l’unico luogo del Giappone nel quale vengono praticate queste stragi, ne parla anche elcriso.it, sito dedicato principalmente alla cura delle piante.
È una storia molto simile a quella che ha fatto il giro del mondo lo scorso anno, le immagini del massacro di delfini e balene alle isole Faroe hanno provocato una forte reazione di sdegno. Per ravvivare la memoria su quanto accade in quelle isole, che fanno parte della Danimarca quindi della civile Europa, segnalo un link ad un video particolarmente cruento, non guardatelo se il sangue vi fa impressione. Dalla stessa fonte verabestia.org un breve documento filmato sulla cruenta mattanza dei delfini in Giappone: qui la raccomandazione di evitarne la visione se siete impressionabili è ancora più necessaria.
Mi auguro che il documentario del quale parla l’articolo de lastampa.it contribuisca a squarciare il velo di scarsa notorietà su questa barbara consuetudine, di seguito pubblico il trailer di “The Cove” (La Baia).
Nel filmato, da notare la reazione dei giapponesi ai quali, per strada, vengono mostrate le immagini cruente del massacro. Una cosa è mangiare una bistecca, l’altra vedere come viene ucciso l’animale dal quale proviene. Vale anche per le salsicce, i polli arrosto, ecc.
2 commenti presenti
Secondo Google l’immagine di copertina in questo post rientra nella categoria “VIOLENZA/CONTENUTI CRUENTI”. Un mare rosso per il sangue dei delfini massacrati in Giappone è in contrasto con il programma di insersioni pubblicitarie gestito da Google-AdSense. C’ero già passato per un innocente articolo ripreso da corriere.it, trattava delle assicurazioni pagate dalle dive per tutelare parti del loro corpo. Quello era stato giudicato a contenuti sessuali espliciti, solo perché nel titolo c’era la parola “tette”, ricordate? (link) – Bah!
Sto meditando di abbandonare il programma AdSense, ha reso più la pubblicazione di un riquadrino per un sito di poker online piuttosto che tre anni del programma pubblicitario di Google.
Scritto da Sergio Fornasini il 23 Set 2012